L’avventura dei Coldplay incomincia in modo molto simile a quello di tante altre band inglesi. I componenti del gruppo si conoscono nel 1996 sui banchi dell'University College di Londra; i primi ad incontrarsi sono Chris Martin e Jon Buckland. Chris Martin proveniente dal Devon; ha imparato presto a suonare diversi strumenti e a comporre le sue prime canzoni sul vecchio piano di famiglia. Jon Buckland proviene dal nord del Galles; la sua prima chitarra gli viene regalata dal fratello maggiore insieme ai dischi degli Stone Roses. Successivamente si uniranno Guy Berryman al basso e Will Champion alla batteria (precedentemente Will suonava la chitarra, ma ripiegò all'occasione sulla batteria, dato che era lo strumento mancante nel gruppo!).
Il nome Coldplay venne scelto tra quelli che Tim, un amico di Chris anch'egli membro di una band, aveva scartato. In più il gruppo riesce a trovare il suo "Brian Epstein"; si tratta di Phil Harvey, il quale, a differenza del talent scout beatlesiano, è coetaneo dei suoi pupilli, nonché compagno di casa di Chris Martin a Londra. Convinto delle potenzialità del neonato quartetto, si offre come finanziatore del primo EP "Safety", che esce nel 1998 in un limitatissimo numero di copie (circa 500). Tanto basta per spingere la band ad affrontare una serie di concerti e ad imporsi all'attenzione di un'etichetta discografica indipendente, la "Fierce Panda".
Il 1999 vede così l'uscita del secondo EP "Brothers & Sisters". La prima produzione dei Coldplay è caratterizzata da melanconiche ballate acustiche che non sempre trovano il favore della critica. Il 1999 è comunque l'anno del grande salto: il gruppo entra nelle grazie della Parlophone, la gloriosa casa discografica che quasi quaranta anni prima aveva dato fiducia ad un quartetto di Liverpool. Il frutto di questo promettente connubio è "The Blue Room EP". Il suono si fa più definito, la band più unita che mai, e la voce di Chris Martin trova quei toni caldi e malinconici che la rendono inconfondibile. Inoltre, il disco contiene brani importanti, come "Don't Panic" e "High Speed", che entreranno nel loro album d'esordio.
Il gruppo comincia ad imporsi all'attenzione del mondo della musica che conta. E qui cominciano anche i primi tentativi di "etichettatura": chi li definisce come gli eredi dei Radiohead in quello che può essere definito "pop d'autore", chi li accosta ai Travis, cercando di intravedere in queste formazioni una "New Wave of British Pop", chi li accusa di scimmiottare l'eredità artistica di Jeff Buckley. Il gruppo non perde mai occasione di scrollarsi di dosso questi fastidiosi paragoni. "Non importa da dove proviene un autobus - dice Chris Martin in un'intervista - ciò che conta è dove sta andando". Subito dopo l'uscita di "The Blue Room EP" il gruppo intraprende un tour europeo con altre formazioni come Shack, Campag Velocet, Les Rhythms Digitales.
Il successo è alle porte; ciò viene testimoniato dal buon piazzamento nelle classifiche dei due successivi EP pubblicati nella primavera del 2000. Il primo, "Shiver", raggiunge il 35esimo posto, mentre il secondo "Yellow", raggiunge immediatamente il 4° posto, diventando ben presto una delle canzoni più "passate" da radio e network televisivi nel 2000. Gli stessi Coldplay sono stupiti e allo stesso tempo entusiasti del successo riscosso da questa canzone, che in breve diventa il loro cavallo di battaglia. Durante uno show in Norvegia, Chris Martin, antidivo per eccellenza, introducendo il brano ha esordito dicendo: "Negli anni '70 c'era "Bohemian Rhapsody" dei Queen, negli anni '80 c'era "Rio" dei Duran Duran e negli anni '90 "Runaway Train" dei Soul Asylum. Noi siamo i Coldplay e questa è "Yellow"!"
Finalmente nel luglio 2000 arriva il loro primo vero e proprio album, "Parachutes", che in poche settimane conquista le prime posizioni delle classifiche. La band torna in tour e dimostra una grinta e una spigliatezza insospettabile. Il disco ottiene una nomination al "Mercury Music Prize" e nel novembre dello stesso anno sbarca anche in America. Lontani dagli eccessi divistici degli Oasis, dal pessimismo cosmico dei Radiohead e dalla superficialità soffocante del pop, i Coldplay hanno tra le mani un patrimonio di ispirazione e talento che, si spera, il tempo farà maturare.