| Sicuramente, quest'album dei RHCP è tra tutti il più vicino al pop: la prepotenza del ritornello, il ruolo degli strumenti, la complessiva ricerca d'un sound orecchiabile. L'intervallo di tempo che separa Stadium Arcadium da I'm With You è il più lungo lasso che la band si sia mai concessa, ed anche lo stacco stilistico è incredibile. Hanno sfornato qualcosa di nuovo, differente dai tentativi di By The Way (che era più vicino a Californication di quanto non si voglia far credere) e di Stadium Arcadium. Scendo nel dettaglio.
Monarchy of Roses sarà probabilmente il prossimo singolo rilasciato, e credo sia tra i più curati dell'album per quanto riguarda composizione ed arrangiamenti, ma onestamente non mi entusiasma. La canzone intavola molto di quello che ricorrerà ciclicamente in I'm With You. La chitarra è timida, offre qualche spunto interessante ma non riesce ad essere protagonista né nell'accompagnamento né nell'assolo. Sicuramente la colpa non è tutta di Klinghoffer, che ha pur sempre dovuto adattarsi alle esigenze dei restanti tre. C'è qualche insicuro richiamo alle radici funk della band, con i bassi potenti e frenetici, ma s'inserisce subito la voce di Kiedis che spezza e mette bene in chiaro le carte in tavola. Nel complesso, la canzone non mi comunica molto e non la reputo nemmeno tanto caratteristica. Potevano aprire meglio. 2.5/5
Factory of Faith è invece una canzone molto ritmica e sostenuta, che dal verso scandito molto energicamente da Kiedis involve nel solito ritornello. La monotonia viene spezzata da un'incerta strimpellata di Klinghoffer, e si conclude con un arrangiamento psichedelico poco vivace. Orecchiabile. 2.5/5
Brendan's Death Song, inizialmente, ha l'aria d'una ballata sufficientemente quieta, che progressivamente acquista sonorità più rock con l'inserimento della chitarra elettrica. Il suono s'appesantisce sempre di più verso la fine, mentre Kiedis mantiene stabile l'architettura del brano, confermando che di fatto è lui il vero fulcro della band in questo album, e che non insegue più i virtuosismi dei suoi compagni, ma sono gli altri ad accompagnarlo. La canzone è interessante e curiosa, ma purtroppo nulla di più. 2.5/5
Ethiopia sembra inizialmente un tentativo di inserire qualche richiamo ai vecchi tempi, con un basso molto convinto e Kiedis che regge il gioco a Flea. Subito però la canzone si trasforma nel tipo di musica che i RHCP ci avevano abituato ad ascoltare negli ultimi due album. C'è da dire che forse questo è il pezzo più vicino a By the Way. 2/5
Annie Wants a Baby è un'altra canzone che sa molto di By the Way, ma che, nel complesso, sorprende un po'. Finalmente Klinghoffer dimostra d'essersi inserito, e Kiedis coinvolge un po'. Nessun miracolo, ma la canzone sicuramente non è tra le peggiori. 3/5
Look Around ci presenta un'apertura un po' funk, ed anche il resto è molto concitato. Il ritornello entra facilmente in testa, e complessivamente, Kiedis dà buona prova. Ma la canzone mantiene quell'aspro sapore di vacuità ed inconcludenza che permea tutto l'album. Niente di eccezionale. 2/5
The Adventures of Rain Dance Maggie ormai abbiamo imparato a conoscerla, quindi non mi dilungo troppo. In verità, è abbastanza piacevole, sebbene gli arrangiamenti siano un po' insipidi e Klinghoffer completamente in secondo piano. Anche l'assolo di tamburelli finale lascia desiderare, ma nel complesso, si lascia ascoltare molto più d'altri brani dell'album. 3/5
Did I Let You Know ci presenta un Klinghoffer che riesce a calarsi con eleganza nel ritmo molto serrato dei piatti di Chad. Anche abbastanza riuscito il ritornello con la seconda voce. L'intermezzo di tromba spiazza davvero molto, e forse snatura un po' troppo la canzone che si lascia ascoltare ma, come difetto, non sa di carne né di pesce. 3/5
Goodbye Hooray presenta un'apertura davvero molto energica e vivace, e Kiedis riesce a non rovinare tutto. Anzi, con l'inserirsi del ritornello non fa che migliorare, fino allo scatenato giro di basso di Flea, all'intermezzo soffuso e dilatato, e poi la canzone riprende con grinta. Una delle più riuscite, credo. 3.5/5
Happiness Loves Company inizia benino, con qualche tocco di piano d'una eleganza insolita per i RHCP. Anche il riff si rivela abbastanza azzeccato, ma alla fine la canzone scade nel solito ritornello senza il minimo mordente. Una delle canzoni più pop di tutto l'album, ed una delle più sgradevoli, ad essere onesti. 1/5
Police Station, in apertura, suona molto elaborata e lascia con il fiato sospeso fino all'ingresso di Kiedis, che dissipa i dubbi e svela la canzone: i toni sono abbastanza pacati, la band si adagia su una canzone abbastanza tranquilla sul vecchio stile di By The Way, che presenta una strofa distesa ed ingrana nel ritornello. Però, in qualche modo, Police Station manca di carattere, sa di già sentito ed in alcun modo riesce a convincere l'ascoltatore di meritare particolarmente. L'intermezzo è la parte migliore, con un pianoforte chiaro e delicato, ed un vorticoso inserimento di Klinghoffer. Ma forse sarebbe stato meglio salvare l'idea per un'altra canzone. Anche in chiusura si reinserisce il piano, che concede per lo meno una conclusione degna. Si salva in corner. 2/5
Even You Brutus ha un suono molto particolare, ed all'inizio sembra difficile associarla al resto dell'album. La strofa è sicuramente la parte migliore, che gli strumenti sostengono degnamente, mentre il ritornello perde un po' di carattere. 3/5
Meet Me At The Corner è una canzonetta distesa che nuovamente sembra estratta da By The Way. Non comunica assolutamente nulla ed, anzi, annoia un bel po' ad essere sinceri. 1/5
Dance, dance, dance. Quando I'm With You era in prossimità d'uscita, pensai che sarebbe potuto comodamente essere l'ultimo dei RHCP, considerato che hanno sulla cinquantina a testa e che già per questo album davano l'aria di non abbondare d'idee. Comprensibilmente, l'ultima canzone deve avere un sapore particolare, e mi sarei aspettato infatti qualcosa di particolare. Dance, dance, dance invece non è nemmeno tra le più elaborate dell'album. Anzi, mi sembra onestamente davvero un bel po' moscia. 1/5
CONCLUSIONI
Nulla che non sia già stato detto o che non si possa aver dedotto. Sicuramente c'è molta nostalgia per Frusciante, ma la colpa non può essere tutta di Klinghoffer nemmeno quando si parla dello scarso vigore che ha la chitarra in I'm With You. Vale ripetere che, se persino in Stadium Arcadium erano ancora gli strumenti ad improntare lo stile, e le cavalcate di Flea o di John reggevano i giochi, in questo nuovo lavoro gli strumenti si sono ridotti e semplice accompagnamento. Persino il basso, salvo qualche raro virtuosismo, non riesce a stagliarsi, mentre era sempre stato un marchio di fabbrica dei Red Hot Chili Peppers. Ma il vero problema di I'm With You è che troppe canzoni mancano di carattere, troppo vaghe ed inconcludenti, sanno né di carne né di pesce. E sono davvero poche quelle che sento che riascolterò nei mesi a venire. Ci sono un paio di canzoni che reputo degne, o per lo meno non oscene, ma il problema è che in Stadium Arcadium su quel livello ce n'erano 5-6, ed in Californication l'intero album.
Le migliori: Maggie, Goodbye Hooray Le peggiori: Happiness Loves Company, Meet me at the Corner, DanceDanceDance
Voto complessivo: 2.25/5 (è una banale media aritmetica)
Edited by heroin - 25/8/2011, 03:14
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